Ascoli, crisi totale: società silente, tifosi in rivolta e un Di Carlo già archiviato

La situazione in casa Ascoli è più che mai delicata, con tensioni che si intrecciano tra risultati deludenti, malumori dei tifosi e una comunicazione societaria praticamente inesistente. Al termine della sconfitta contro la Lucchese al "Porta Elisa", nessun rappresentante dell'Ascoli si è presentato in sala stampa. Né un giocatore né il direttore sportivo Emanuele Righi, che non prende parola pubblicamente dallo scorso 4 ottobre, giorno della presentazione dell’ormai ex tecnico Domenico Di Carlo.

L'allenatore 60enne di Cassino ha chiuso la sua esperienza sulla panchina bianconera con un bilancio tutt'altro che entusiasmante: 19 punti in 17 partite, frutto di 4 vittorie, 7 pareggi e 6 sconfitte. A preoccupare maggiormente sono i numeri difensivi e offensivi, con sole 19 reti segnate a fronte delle 20 subite. Statistiche che certificano una mediocrità tecnica che ha inevitabilmente portato alla fine del ciclo Di Carlo.

Mentre la squadra vacilla, il clima attorno al club è sempre più incandescente. I 141 tifosi del Picchio presenti a Lucca non hanno fatto mancare il loro dissenso nei confronti della proprietà e della dirigenza, alzando cori di protesta e mostrando uno striscione dal tono chiaramente ironico: "È quasi il 31… compriamo qualcuno?". Un riferimento diretto alla gestione del mercato, giudicata insufficiente per garantire una svolta in campionato.

La mancanza di trasparenza e dialogo da parte della società aggrava ulteriormente la frattura con una tifoseria che si sente abbandonata e tradita. La scelta di non confrontarsi pubblicamente dopo l’ennesima sconfitta è stata interpretata come un segnale di debolezza, alimentando ancor più il senso di sfiducia.

In uno scenario di tale instabilità, appare indispensabile un intervento deciso e immediato. Servono risposte sul mercato, una figura carismatica che si faccia carico del dialogo con l'ambiente e, soprattutto, un piano tecnico e strategico che riporti credibilità al progetto Ascoli. Senza un’inversione di rotta, il rischio di un tracollo sportivo e societario diventa sempre più reale.