Cristiano Giaretta guarda l’Ascoli da lontano, ma con occhi esperti. E quello che vede non lo convince affatto. La stagione dei bianconeri, a un passo dalla retrocessione, è per lui il frutto di una gestione instabile e improvvisata, dove le responsabilità sono diffuse ma chiare.

«Eppure – osserva Giaretta – non era così difficile costruire una squadra competitiva. Evidentemente ci sono stati dei motivi interni che faccio fatica a capire da fuori. Ma per la mia esperienza, posso dire che l’instabilità finisce sempre per arrivare ai giocatori. La squadra è lo specchio di ciò che riceve dall’ambiente».

Uno dei nodi centrali, secondo Giaretta, è la mancanza di una guida tecnica e dirigenziale solida: «È chiaro che serve anche competenza. Una volta ottenuta la salvezza, l’Ascoli dovrà rivedere tutte le risorse umane attorno alla squadra. Se una stagione parte male fin dall’inizio, per l’inconsistenza della rosa, bisogna avere la lucidità di intervenire con decisione».

I continui cambi di allenatore, dice, non sono bastati a raddrizzare la rotta: «Erano un segnale, ma non è stato recepito. La costruzione della squadra è fondamentale. Serve un direttore sportivo che conosca davvero il calcio, la Serie B e anche il contesto in cui lavora. Ascoli non è una piazza qualsiasi: qui bisogna costruire per vincere, non per galleggiare».

La fotografia è dura, ma realistica. Un club storico, ridotto a lottare per non retrocedere. «Questo è stato un anno negativo per i bianconeri – conclude Giaretta – e per ripartire serve una valutazione onesta di tutto ciò che non ha funzionato. Ora però c’è una sola priorità: salvarsi».

Sezione: News / Data: Ven 18 aprile 2025 alle 12:00 / Fonte: Corriere Adriatico
Autore: Tutto Ascoli Redazione
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