"Secondo obiettivo raggiunto", ha dichiarato Mimmo Di Carlo. Parole che suonano stonate, persino offensive per chi ancora crede nell’identità e nella grandezza dell’Ascoli Calcio. Perché se restare in Serie C è diventato un obiettivo, allora significa che la rotta è completamente smarrita.

La salvezza matematica ottenuta a Sestri Levante, in una delle partite più grigie dell’intera stagione, non basta a salvare l’immagine di un’annata disastrosa. Per un club con il peso storico dell’Ascoli, le ambizioni dovevano essere ben altre: lottare per il vertice, o almeno per un posto nei playoff. Quel traguardo, che dovrebbe rappresentare il vero "primo obiettivo", è svanito presto, inghiottito tra scelte sbagliate, una rosa senza identità e una guida tecnica che non ha mai realmente convinto.

È chiaro a tutti: questa squadra non è mai stata costruita per vincere. E allora viene da chiedersi: perché raccontare la salvezza come un traguardo, quando in realtà è solo una non-retrocessione? Perché abbassare così drasticamente l’asticella? Perché accettare l’idea che “galleggiare” basti?

Il pubblico, quello vero, non ci sta. Non accetta narrazioni comode, non si accontenta di slogan rassicuranti. Lo striscione apparso nel settore ospiti a Sestri — “Adesso sparite” — è la vera sintesi della stagione. Una frattura tra squadra e città, tra campo e passione. E quel gelo non si scioglie con le statistiche.

Il prossimo turno contro il Legnago sarà l’ultima tappa di questo triste viaggio. Una gara che non conta nulla, ma che potrebbe segnare la fine di un ciclo. E forse anche l’inizio di un altro, si spera più lucido, più ambizioso, più degno della maglia bianconera.

Perché l’Ascoli non può vivere nell’ombra della propria storia. Deve tornare a esserne protagonista.

Sezione: Focus / Data: Gio 24 aprile 2025 alle 14:00
Autore: Tutto Ascoli Redazione
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